LA VERTIGINE NELL’ETA’ AVANZATA

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Sempre più spesso gli anziani chiedono un aiuto al medico cui sono affidati per la presenza di un “disturbo dell’equilibrio” che una volta comparso, diventa persistente ed inabilitante.

A soffrire di vertigini o disturbi simili, che chiameremo pseudo-vertigini, è il 30% della popolazione sopra i 65 anni con una prevalenza del sesso femminile. Il disturbo è responsabile del 3% dei ricoveri in pronto soccorso, dato questo in costante aumento.

E’ sempre presente una criticita’ iniziale nella raccolta dei dati anamnestici: la storia del disturbo dell’equilibrio è spesso poco chiara un po’ per la carenza di chi la raccoglie e in parte per la difficoltà del paziente a comunicarla.

L’anziano descrive spesso il sintomo in maniera vaga,  con ricchezza di particolari apparentemente senza significato, con confusione amplificata dall’ansia.

E’ frequente la presenza di una depressione, pregressa o secondaria; si riduce in questo modo la già scarsa speranza di risolvere il nuovo allarme.

Potrebbe incrementarsi la tristezza in concomitanza di atteggiamenti svalutativi o riduttivi del sintomo da parte dei familiari, di medici e di riabilitatori improvvisati, scarsamente adeguati alla gestione di una problematica psico-corporea complessa che altera la qualità della vita della persona in termini di riduzione di calma, mobilità ed autonomia.

Spesso il sintomo diventa importante per gli altri solo nella misura in cui si rende spesso responsabile di cadute, traumi, fratture,  ricovero ospedaliero.

I consigli pratici inducono a volte coloro che assistono l’anziano a costringerlo ad una attività motoria ridotta per qualità e quantità, fino alla inattività: “stai calmo, stai tranquillo!”. Siamo di fronte ad un atteggiamento che và in direzione opposta ad un semplice e corretto concetto di abilitazione e di riabilitazione al movimento.

Una ricerca di Newman-Toker (1993-2005) ha evidenziato come il 15% del sintomo sia associato a delle diagnosi a rischio (stroke centrale; lesioni periferiche); il 7.2% attribuito a disturbo in ambito psichico; il 4.9% attribuito a problematiche cardiache.

Si deve prendere in considerazione l’anziano nella sua interezza, stile e ambiente di vita, personalità, genere, precedenti anamnestici con riferimento all’andamento deii sistemi integrati.

La gran parte dei casi rimane senza una spiegazione, senza diagnosi adeguata.

In ambito medico specialistico la vertigine o pseudo-vertigine è considerata sintomo di un disordine o malattia del sistema nervoso, centrale o periferico. Pertanto, per una corretta definizione di una eventuale lesione organica vanno approfonditi:

  1. La storia clinica generale della persona, con la raccolta di una anamnesi completa.
  2. Un esame obiettivo clinico generale, oto-neurologico e posturale, associato a indagini strumentali idonee.
  3. Indagini strumentali intese come studi di imaging: Risonanza magnetica nucleare cerebrale e/o cervicale, Tac, atte ad escludere una lesione di grave entità (stroke, tumore).

La negatività di questi esami, indicativa dell’assenza di una malattia organica certa, invece di tranquillizzare la coppia medico-paziente, li lascia spesso entrambi insoddisfatti, nella difficoltà di gestire un disturbo rivelatosi “funzionale”.

E’ proprio a questo punto che come terapeuti (medici, psicologi, fisioterapisti) dobbiamo confrontarci con una tipologia particolare di sindrome geriatrica complessa, multifattoriale, di difficoltosa risoluzione anche per la coesistenza di una possibile componente jatrogena secondaria associata.

In ambito terapeutico generale, con intervento integrato di più figure professionali, la disfunzione dell’equilibrio invalidante dell’anziano, richiede a noi terapeuti un approccio globale alla persona e alla persona anziana nello specifico, quale quello prefigurato in ambito Funzionale, includente una visione psico-corporea della persona che comprende una integrazione di diagnosi e di intervento psico-fisico (Rispoli L. 2006. Rizzi G. 2007)

Si prendono le distanze da approcci svolti con carenza di pazienza, attesa, precisione clinica generale consistenti in proposte terapeutiche miracolose e prontamente risolutive (manipolazioni, farmaci o parafarmaci, alimentazione…), e al contrario da atteggiamenti disarmanti o di impotenza. Questi ultimi portano al malato la sommaria conclusione che “non esiste rimedio alcuno per alleviare proprio questo tipo di disturbo” come nella espressione: “… le consiglio di imparare a conviverci”...

I previsti protocolli terapeutici e le procedure di riferimento tengono presente l’andamento di vita dell’anziano sia nelle tecniche che nell’ottica Funzionale in modo specialistico.

La diagnosi Funzionale nei disturbi dell’equilibrio, con la messa a punto di uno strumento riabilitativo preciso, è capace di  portare effetti idonei ad un riequilibrio di tutta le persona. L’intervento è mirato quindi, in modo diretto, ad una pan-riabilitazione dell’anziano, attenta a tutte le sue componenti psico-organiche alterate, al fine di ricomporre la miglior gestione possibile dello “star bene nello spazio” compromesso con la comparsa del sintomo Vertigine.

La metodologia funzionale può essere associata con successo al trattamento fisioterapico tradizionale e alla eventuale riabilitazione vestibolare specifica.

Questo comporta sempre un sostegno psicologico per chi ha perso o ridotto la sicurezza, la tranquillità di stare nello spazio, di reggersi in piedi, di camminare come aveva fatto fino al giorno precedente.

Dott. Oscar Bernardi – Medico Audiologo e Psicoterapeuta Funzionale

Dott. Giuseppe Rizzi – Psicoterapeuta Funzionale

BIBLIOGRAFIA

– Newman-Toker DE, Cannon LM, Stofferahn ME, Rothman RE, Hsieh YH, Zee DS. Imprecision in patient reports of dizziness symptom quality: a cross-sectional study conducted in an acute care setting. Mayo Clin Proc. 2007;82(11):1329–1340.

– Newman-Toker DE. Charted records of emergency department dizzy patients suggest overemphasis on symptom quality may be associated with diagnostic errors [abstract] Ann Emerg Med. 2003;42(suppl 4):S80.

– Herr RD, Zun L, Mathews JJ. A directed approach to the dizzy patient. Ann Emerg Med. 1989;18(6):664–672.

–  Kroenke K, Hoffman RM, Einstadter D. How common are various causes of dizziness? a critical review. South Med J. 2000;93(2):160–167.

– Rispoli (2016), “Il corpo in psicoterapia oggi. Neo-Funzionalismo e Sistemi integrati”. Franco Angeli

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