Bravi alunni: profezia che si auto-adempie o doti naturali?

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L’effetto Pigmalione, noto anche come effetto Rosenthal, deriva dagli studi sulla “profezia che si autorealizza” e mette in risalto il grande potere delle aspettative. Nelle scienze sperimentali e in statistica, esso, infatti, è sinonimo di “Effetto Aspettativa” proprio perché alcuni studi dimostrano che le convinzioni degli sperimentatori e dei soggetti sperimentali possono in qualche modo influenzare la realtà. Nella mitologia greca compare il termine “Pigmalione”, ispirando successivamente l’opera teatrale di Shaw, nella quale un insegnante cerca di addestrare una ragazza priva di cultura ed educazione ai modi garbati del ceto sociale più elevato. Lo psicologo sociale Robert Rosenthalha ampiamente studiato tale fenomeno, applicandolo al campo dell’educazione e, ispirandosi proprio alla trama dell’opera teatrale omonima, ha realizzato un esperimento con un gruppo di alunni di una scuola elementare californiana. L’ ipotesi di partenza era che se gli insegnanti credono che un bambino sia meno dotato, lo tratteranno, anche inconsciamente, in modo diverso dagli altri; il bambino interiorizzerà tale giudizio e pian piano tenderà a rispecchiare perfettamente l’immagine che gli insegnanti ne hanno costruito. Inizialmente egli sottopose i bambini ad un test di intelligenza e successivamente, senza tener conto dei risultati del test e della relativa graduatoria, selezionò un certo numero di bambini descrivendoli agli insegnanti come bambini molto intelligenti. A distanza di un anno, lo psicologo americano e la sua équipe ripassarono nella scuola e verificarono che i soggetti selezionati casualmente, erano migliorati notevolmente e avevano così confermato l’ ipotesi di partenza. Questo studio dimostra che le aspettative positive o negative possono condizionare notevolmente l’esito di prestazioni non solo all’interno dell’ambito educativo, ma di qualsiasi relazione interpersonale. Persino nell’interazione genitori-bambino è possibile osservare che i bambini tra i 10 e i 24 mesi, nonostante inizino ad acquisire fiducia nelle proprie risorse, ricercano in maniera evidente, attraverso segnali prevalentemente non verbali, il consenso nello sguardo del genitore. Tutti gli autori concordano sull’importanza che i genitori o le figure adulte significative hanno nella formazione dell’autostima dei bambini. Una relazione basata sull’affetto, la fiducia e la stima porterà automaticamente allo sviluppo armonico ed integrato di una positiva immagine di sé. All’opposto, la mancanza di affetto, di fiducia, favorirà una scarsa autostima. Il nostro senso del Sé si fonda spesso sui giudizi che gli altri danno su di noi, dunque, è possibile immaginare il forte impatto cognitivo ed emotivo che possono assumere i giudizi negativi, specie se ripetuti nel tempo e da persone significative. È importante tener conto delle aspettative come una sorta di incoraggiamento, senza però lasciare che esse inibiscano la propria spontaneità e, dunque, il proprio modo di essere.      

Valentina Fiolo

Laura Casetta

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