La scienza dice che la musicoterapia sia d’aiuto nell’Alzheimer

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musicoterapia

I benefici della musicoterapia

L’utilizzo della musica con effetto terapeutico e curativo affonda le radici in tempi lontani.

In particolare, la musicoterapia nasce in un ambiente psichiatrico e viene applicata in ambiti clinici, specialmente in geriatria (Villani & Raglio, 2004).

I motivi della sua applicazione sono:

  • l’effetto rilassante della musica: aiuta a recuperare la tranquillità;
  • il potere mnestico della musica: riascoltare un brano può rievocare un episodio di vita, ricomporre le caratteristiche dell’evento passato e ricordare le emozioni provate;

Dunque, si suppone che la musica possa avere effetti terapeutici sia con la persona sana che con quella malata.  Nelle malattie degenerative (come il morbo di Alzheimer) che comportano alcune perdite, tra cui quella della memoria, emerge che con l’utilizzo della musicoterapia, i pazienti riescano ancora a ricordare la musica del passato e a recuperare altri ricordi (Villani & Raglio, 2004).

Esistono due tipologie di musicoterapia (Colantuono & Dello Russo, 2019):

  • La musicoterapia passiva:si fa ascoltare al paziente della musica e si lascia che i suoi effetti modifichino le componenti del sistema nervoso come ad esempio: l’attenzione, la concentrazione, la memoria ma anche l’immaginazione;
  • La musicoterapia attiva:il paziente suona e produce musica utilizzando strumenti musicali, cantando e muovendo il suo corpo. Così viene favorita la comunicazione, il contatto e l’espressione delle proprie emozioni.

Il cambiamento che la musicoterapia produce nell’Alzheimer

Nelle demenze, in particolare nell’Alzheimer, anche se vi è un graduale peggioramento cognitivo, le parti emotive non vengono deteriorate. La musicoterapia, infatti, favorisce la creazione di momenti riparativi a livello sociale, comunicativo, relazionale e affettivo (Ledger & Baker, 2007). Inoltre, riduce i disturbi comportamentali che caratterizzano tale malattia (disturbi della condotta, vagabondaggio, agitazione, aggressività, apatia, disinibizione), sostiene le capacità cognitive che sono ancora presenti nella persona e aiuta a diffondere benessere (Fukui & Toyoshima, 2008).

È possibile ipotizzare che il suono e la musica attivino delle emozioni e delle espressioni che probabilmente sono ancora presenti nella persona con malattia di Alzheimer.

Questo significa che vengono by-passate le funzioni cognitive (per citarne alcune: la memoria, l’attenzione, il linguaggio) e che si agisce direttamente sulle sensazioni non consapevoli, facendo emergere spontaneamente le emozioni e i vissuti (Santi, Gaddi, Gentile, Gandelli, & Monti, 2011).

Il suono, la musica e gli strumenti musicali diventano dei mediatori cioè degli oggetti intermediari, attraverso i quali si creano dei momenti di comunicazione e relazione tra il paziente e il terapeuta e si ricrea un senso d’identità e d’interazione con il mondo esterno (Villani & Raglio, 2004).

musicoterapia anziani

Gli incontri di musicoterapia

Dopo una valutazione iniziale sull’idoneità dei partecipanti e dell’ambiente da utilizzare, prende vita il trattamento musicoterapico. Nelle prime sedute il paziente è libero di esplorare e interagire con gli stimoli sonoro-musicali. Negli incontri successivi si crea sempre di più un ambiente adeguato al paziente in cui possono emergere le sue emozioni, i suoi ricordi e dove si possa recuperare il senso d’identità. A livello pratico il musicoterapista può dare al paziente delle consegne verbali, non verbali, direttive e non direttive. Le consegne verbali, nei trattamenti di persone con malattia di Alzheimer, sembrano avere un ruolo contenitivo e tranquillizzante e aiutano il paziente a orientarsi nell’attività musicale (Villani & Raglio,2004).

Il musicoterapista potrà:

  • stimolare il paziente nel caso in cui non interagisca con il materiale sonoro-musicale;
  • riprendere, elaborare e rimandare le produzioni sonoro-musicali spontanee emergenti dal contesto musicoterapico.

Nella fase operativa, quanto evocato e suscitato dal paziente viene sottolineato, elaborato e poi restituito dal musicoterapista al paziente dal punto di vista emotivo al fine di instaurare una relazione (Villani & Raglio, 2004).

Nella fase finale si prosegue con la verifica del lavoro svolto, che come spesso accade con i malati d’Alzheimer, è un momento problematico. Il momento di verifica è costituito dalla condivisione di alcune griglie di valutazione che vengono compilate alla fine di ogni singola seduta e che servono a registrare la quantità, la durata, le produzioni emesse dal paziente e la quantità di stimoli proposti dal musicoterapista.

In aggiunta, possono essere usate anche altre griglie di valutazione create per osservare alcuni comportamenti specifici (come il sorriso, il pianto, l’avvicinamento/allontanamento fisico, ecc.) e possono essere integrate informazioni acquisite da terze persone (familiari, operatori sanitati, ecc.) (Villani & Raglio, 2004).

In conclusione, il numero sempre più elevato di persone affette da malattia di Alzheimer e le poche possibilità terapeutiche, hanno stimolato un crescente interesse per interventi riabilitativi come la musicoterapia. Per questa tecnica, comunque, esistono problemi ancora aperti relativi agli strumenti di valutazione dell’efficacia dell’intervento, alla durata dell’effetto positivo dopo la sospensione del trattamento e al rapporto costo/efficacia (Villani & Raglio, 2004)

Silvia Grimaldi

BIBLIOGRAFIA

Colantuono, C. & Dello Russo, I.; (2019) Il potere della musica e la sua applicazione terapeutica: La Musicoterapia.

Fukui H., Toyoshima K., (2008) Music facilitate the neurogenesis, regeneration and repair of neurons, Japan, Medical Hypotheses.

Ledger, A.J., & Baker, F.A. (2007). An investigation of long-term effects of group music therapy on agitation levels of people with Alzheimer’s Disease. Aging and Mental Health11(3), 330-338.

Santi, I.; Gaddi, A.; Gentile, R., Gandelli, M., & Monti, M. (2011) La musicoterapia nei nuclei Alzheimer residenziali del Pio Albergo Trivulzio: riflessioni su un’esperienza. I luoghi della cura.

Villani, D., & Raglio, A. (2004). Musicoterapia e demenza. Giornale di Gerontologia52(5), 423-428.

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