Il disegno come modalità diagnostica

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Il disegno per la diagnosi nei bambini

Metodo grafico proiettivo in età evolutiva

Il disegno, oltre che ricordo piacevole che i bambini portano ai genitori, può essere considerato anche una porta privilegiata per il mondo interno del bambino. L’utilizzo del disegno come mezzo per comprendere meglio il bambino ha una lunga e articolata tradizione; si parte da Tardieu nel 1872 che fu tra i primi a studiarli, passando per Freud e Jung che vi leggevano delle conferme alle loro teorie (Lis, 1998).

Nel 1926 Florence Goodenough, creò uno schema di codifica che viene tuttora utilizzato e che correlava le caratteristiche del bambino ad un quoziente intellettivo; ella infatti sostenne che il disegno della figura umana acquisisce sempre più particolari man mano che il bambino diviene più maturo dal punto di vista cognitivo (Lis, 1998).

Da allora si sono susseguite molte interpretazioni e diversi metodi di scoring sia nel disegno libero come ad esempio la tecnica dello scarabocchio di Winnicott (Günter, 2008) che nelle varie modalità strutturate come il disegno della figura umana, della famiglia, dell’albero o della casa.

Il valore proiettivo dei disegni dei bambini per misurare l’intelligenza e i disturbi psicologici o emotivi è stato simultaneamente supportato e cambiato nel corso degli anni (Gross e Hayane, 1999).

Principalmente il disegno ci permette di studiare il funzionamento affettivo, ed il livello cognitivo del bambino, il suo grado di combinare aspetti realistici della realtà con aspetti affettivi interni.

PRINCIPALI TEST PROIETTIVI CLASSICI UTILIZZATI:

DISEGNO DELLA FIGURA UMANA:

Nel test della figura umana viene richiesto al bambino di disegnare una figura umana, non specificando il genere, (la consegna differisce sensibilmente in base a quale autore si intende seguire per la codifica), in generale più è strutturata la consegna meno aspetti proiettivi ci si ritrova. il bambino deve fare la prima figura che gli viene in mente; si tratta di un disegno molto utilizzato nell’ambito clinico da psicologi anche di diverse scuole. Dopo che il bambino ha disegnato la prima figura umana, a volte, gli viene chiesto di disegnarne una seconda, di sesso opposto.

Non costituisce uno strumento diagnostico di personalità e tanto meno uno strumento per valutare l’intelligenza del bambino.

Quello che si può valutare nel disegno è il grado di evoluzione intellettiva in riferimento alla completezza del disegno, mettendo in relazione lo sviluppo psicomotorio con quello di funzioni specifiche del sistema nervoso (Roberti, 2013). Oltre al disegno, viene proposta al bambino una breve inchiesta che aiuta il clinico a contestualizzare il disegno e diviene conferma delle caratteristiche che vi sono disegnate.

Alcuni clinici preferiscono lasciare al bambino l’utilizzo della gomma, perché, soprattutto in ambito cognitivo, viene osservato il processo attraverso cui il bambino giunge al disegno mentre in ambito psicodinamico, la gomma non è permessa per avere la prima figura, anche se il bambino la considera sbagliata, da analizzare.

Aspetti formali da valutare:

  1. Successione delle figure (ampliamento della consegna – rappresentazione del genere opposto come prima figura rappresentata dal bambino) associata all’identificazione di genere.
  2. Dimensione della figura (piccole associate con aspetti di insicurezza – grandi più stima di sé, più consistenza interna)
  3. Collocazione del disegno sul foglio (persona sollevata da terra implica poca concretezza, usa la fantasia anche in maniera eccessiva)
  4. Atteggiamento (quanto piacevole è per il bambino rappresentarsi o rappresentare un’altra figura)

Aspetti di tratto da valutare:

  1. Note sul movimento (statica o dinamica): di solito chi immagina la persona in movimento (postura) ha un buon livello di dinamismo psichico, buon indice per lavoro in psicoterapia.
  2. Tratto di disegno: tratto pesante (molto calcato, associano il tratto con aspetti di aggressività o disturbo del comportamento con modalità più accese), tratto leggero (sono molto delicati, evidenziano aspetti che hanno a che fare con l’insicurezza, rappresentato da disegni piccoli appena calcati), disegni colorati successivamente con la matita (l’ombreggiatura evidenzia aspetti di ansia di tratto), parti in trasparenza (si mostrano aspetti che in realtà non si devono vedere, es. intimo/cuore, rilevante e di interesse clinico, risulta molto raro, rappresenta una forma di pensiero concreto primitivo, non ha prospettiva e non riesce a considerare che c’è un involucro che non permette di vedere ciò che sta sotto; bambino trasparente con involucro particolarmente fragile, livello di tolleranza alla frustrazione bassissimo, tollerano poco eventi stressanti – involucro protettivo fragile/inesistente – rapporto mamma-bambino instabile, assenza di protezione)
  3. Figure schematiche: figure che rappresentano uno schema generale risultano poco proiettive, raffigurano allo stesso modo qualunque tipo di figura, nessuna differenziazione tra genere ed età. Questo indica quanto il bambino fatichi ad evidenziare i fattori proiettivi, fatica ad evidenziare il proprio sé.

Aspetti di contenuto:

  1. Testa sproporzionata: più grande rispetto al corpo, il bambino ci dice che presenta un problema di comunicazione, deve mostrare una testa così grande per essere ascoltato, visto e considerato. Questo tipo di valutazione viene presa in considerazione dopo i 4/5 anni quando il bambino conosce già le proporzioni del corpo.
  2. Testa troppo piccola: poco spazio all’interno dell’esperienza familiare, esperienze difficili in cui il bambino ha dovuto “rimpicciolirsi”, si è ritirato, ha vissuto esperienze negative.
  3. Collo lungo: di solito i bambini non disegnano il collo, quando disegnano colli lunghissimi sono espressione di osservazione e curiosità (considerata come positiva o negativa come ipervigilanza) situazioni rappresentative sono ad esempio con genitori imprevedibili, i bambini devono essere ipervigili nei confronti dei genitori che da un momento all’altro possono cambiare.
  4. Presenza dei denti: molto raro, indica aggressività orale, rappresentazione primitiva di come esprimere l’aggressività (bambino morde il seno della mamma),
  5. Orecchie disegnate e ben evidenziate: non vengono spesso rappresentate, simbolo dell’ascoltare, curiosità, iperinvestimento sull’ascolto (bambini traumatizzati) attenti ad ogni minimo dettaglio per fare attenzione a non fare rumore.
  6. Occhi piccoli: di solito si disegnano occhi molto grandi, l’occhio piccolo indica timidezza, imbarazzo e diffidenza verso qualche adulto.

DISEGNO DELLA FAMIGLIA:

Il Disegno della Famiglia viene considerato anch’esso un test proiettivo grafico che permette di indagare la rappresentazione e l’interazione delle figure famigliari secondo la visione del bambino.

Anche qui la consegna varia sensibilmente in base al sistema di codifica che si sceglie di seguire ma in generale viene chiesto di disegnare “una” famiglia: la scelta di disegnare la propria, una inventata o una estranea ha già un significato.

Il disegno viene poi affiancato da delle domande che aiutano a capire anche i significati e le emozioni associate ai personaggi del disegno.

Una variabile particolare del disegno della famiglia è il disegno della famiglia cinetica (Kinetic Family Drawings K-F-D) sviluppato da Burns e Kaukman (1970) e ha come caratteristica quello di invitare a disegnare la propria famiglia mentre compie un’azione, dando così “maggiore spazio alla proiezione rispetto al disegno statico della famiglia, poiché induce a rappresentare particolari dell’ambiente fisico e naturale in cui vive e da questi elementi e dal tipo di azione che ogni personaggio compie si possono ricavare informazioni più precise sul modo in cui l’autore del disegno percepisce e si pone in relazione con ogni componente della famiglia”.

Disegno dell'albero

DISEGNO DELL’ALBERO:

Ultimo test proiettivo grafico è il test dell’albero, ideato da Jucker ed elaborato da Koch (1949, tr.it 1958).

La consegna data al bambino è quella di disegnare su un foglio un albero da frutto, e in secondo luogo si chiede di disegnare un albero totalmente diverso dal primo.

L’ipotesi alla base di tale metodo è che l’albero rimandi simbolicamente all’uomo per l’analogia con la posizione eretta per cui vi sarebbe un’identificazione con la persona che lo disegna.

La chioma: è l’elemento che rappresenta il rapporto del bambino col mondo esteriore e il suo modo di relazionarsi a ciò che lo circonda.

  • Chioma ampia e di forma prettamente circolare: possiamo pensare che si tratti di un bambino tranquillo e privo di sensi di colpa;
  • Chioma tonda e con riccioli appena accennati: spesso realizzata da bambini che hanno un buon controllo delle proprie emozioni;
  • Chiome ricche di dettagli: se oltre a una certa attenzione alla realizzazione dello “scheletro” del disegno compaiono dettagli come foglie e frutti, allora si può vedere un bambino creativo e perfezionista.

Per quanto riguarda le dimensioni della chioma, possiamo dire che vanno valutate le proporzioni: se appare molto grande rispetto al tronco avremo di fronte un carattere molto sicuro di se stesso, se appare molto più piccola avremo un bambino più timido e introverso.

Questo test diviene quindi un utile complemento al disegno della persona: in questo modo unendo i due proiettivi si possono ottenere delle inferenze maggiori. Naturalmente queste indicazioni non puntano a spiegare la complessa natura del bambino, né a individuare con chiarezza eventuali problemi nella sua vita. Possono tuttavia fornire un primo indizio e magari aiutare a interpretare al meglio la sua reazione a qualcosa di particolare che sta vivendo.

LIMITI E PERPLESSITÀ DEL DISEGNO COME DIAGNOSI

Lo status scientifico dei test grafici, inteso come attendibilità e replicabilità, è ancora oggi ampiamente dibattuto (Gross & Hayne H, 1998; Motta, Little, Tobim, 1993). Tuttavia esiste un’evidente discrepanza tra l’ambito della ricerca e quello della pratica clinica: se le proprietà psicometriche indicano che non hanno una buona generalizzabilità e validità, dall’altra l’utilizzo da parte dei clinici per avvalorare altre ipotesi è ancora molto popolare (Lilienfield et al., 2000; Roberti, 2013).

CONCLUSIONE:

Il disegno è uno strumento molto utilizzato e apprezzato dai bambini ma non rappresenta ancora scientificamente uno strumento completamente attendibile ed affidabile.

Roberta Paoletto

BIBLIOGRAFIA:

Gross J., Hayne H. (1998). Drawing facilitates children’s verbal reports of emotionally laden events. Journal of Experimental Psychology, 4, 163–79;

Koch k. (1948), trad. it. (1958). Il reattivo dell’albero. Il diegno dell’albero come ausilio psicodiagnostico. Firenze.: Giunti Organizzazioni Speciali;

Koppitz E. M. (1966). Emotional indicators on human figure drawings of children: a validation study, Journal of Clinical Psychology, 22, 313-315;

Lis A. (1998).Tecniche proiettive per l’indagine della personalità. Bologna: Il Mulino;

Malchiodi C. A., (1998), trad. it. (2000). Capire i disegni infantili, Torino: Centro Scientifico Editore;

Roberti L. (2013). Il disegno della famiglia in ambito clinico e giuridico peritale. Guida pratica all’interpretazione. Milano: Franco Angeli;

Serraglio A. (2011). Gli adulti parlano… i bambini disegnano! Manuale per l’interpretazione del disegno infantile. Roma: Armando Editore;

Patrizio E. Tressoldi (Università di Padova) Claudia Barilani (Università di Padova) Luigi Pedrabissi (Università di Padova) Lo stato (preoccupante) delle tecniche proiettive per l’età evolutiva in Italia;

Karl KOCH BAUMTEST – TEST DELL’ALBERO Il reattivo dell’albero. Organizzazioni Speciali, FI, 1978;

Castellazzi V., Il test della figura umana, ed. LAS, 2009;

Machover K., Il test del disegno della Figura Umana, OS Giunti, 2010.

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