La storia dell’arteterapia e la sua evoluzione

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L’inizio della storia dell’arteterapia

La storia dell’arteterapia come oggi la intendiamo trova la sua origine nel XX secolo, anche se si potrebbe pensare sia sempre esistita. Già alcune pratiche degli antichi egizi avevano l’arte come punto focale per affrontare i disturbi mentali: proponevano la frequentazione a balli e concerti. Anche i greci e i romani hanno fondato gran parte della loro cultura sull’arte, a partire da musica e teatri per favorire la catarsi fino ad arrivare all’utilizzo della letteratura per alleviare le sofferenze. Solo durante il Medioevo la funzione dell’arte è stata sostituita da magia e superstizione, ma già dal Rinascimento è tornata ad essere parte integrante nella vita delle persone, conferendo anche un valore aggiunto a chi la praticava. Gli artisti iniziarono ad essere considerati persone con grandi doti, capaci di maggiore sensibilità e le loro opere dei veri e propri strumenti terapeutici che deviavano dalla strada della “follia”.

Solo durante la Rivoluzione Industriale, in Inghilterra, l’utilizzo dell’arte in determinati contesti iniziò ad avere un approccio terapeutico definito: prendeva il nome di “terapia morale”. Le persone con disturbi mentali avevano la possibilità di recarsi in appositi rifugi in campagna in cui erano liberi di svolgere attività artistiche. Van Gogh ne fu un fruitore per molto tempo della propria vita.

La storia dell’arteterapia come oggi la conosciamo ha mosso i primi passi nel Ventesimo secolo, anche grazie a Freud e Jung. In particolar modo Margaret Naumburg, una seguace di Freud, è considerata la fondatrice dell’arteterapia in America. “Il processo dell’arte terapia si basa sul riconoscere che i sentimenti e i pensieri più profondi dell’uomo, derivati dall’inconscio, raggiungono l’espressione di immagini, piuttosto che di parole” (Margaret Naumburg, 1966).

Negli ultimi decenni si sono susseguiti una serie di aggiornamenti e influenze grazie ai quali possiamo considerare l’arteterapia come un’ampia varietà di assunti teorici.

Cos’è l’arteterapia?

“L’Arteterapia consiste nella ricerca del benessere psicofisico attraverso l’espressione artistica dei pensieri, vissuti ed emozioni. Essa utilizza le potenzialità, che possiede ogni persona, di elaborare creativamente tutte quelle sensazioni che non si riescono a far emergere con le parole e nei contesti quotidiani. Per mezzo dell’azione creativa l’immagine interna diventa immagine esterna, visibile e condivisibile e comunica all’altro il proprio mondo interiore emotivo e cognitivo.” (Fasciani M.R., 2019)

Una terapia efficace ha come obiettivo quello di mettere in luce le risorse e le qualità della persona piuttosto che incentrarsi esclusivamente su un malessere. Lo stile di vita occidentale spinge sempre più spesso e con sempre maggiore intensità ad essere competitivi, veloci, incentrati sulla razionalità e sull’attività mentale attiva: tutte attività che stimolano principalmente l’emisfero sinistro e lasciano meno spazio al pensiero creativo e all’introspezione. Certamente l’evoluzione dell’essere umano ha reso sempre meno necessaria l’espressione comunicativa indiretta, a partire da quando l’utilizzo del linguaggio verbale ha preso il sopravvento sugli altri stili comunicativi. Fin quando è stato necessario dar sfogo ai propri pensieri con disegni, gesti, movimenti, espressioni corporee, era anche più automatico carpire l’interno e l’emotività di ciò che si stava comunicando; con l’utilizzo del linguaggio avviene un procedimento completamente diverso. Un lampante esempio, in cui si colloca perfettamente l’arteterapia, è con i bambini e con gli psicotici. Chi, per un motivo o per un altro, non riesce a comunicare verbalmente, trova giovamento nell’esprimersi con dei gesti, dei movimenti, dei suoni o dei disegni che non solo lo aiutano a esprimersi, ma generano dell’arte, nella più pura delle sue forme. È su questi assunti che si fonda l’arteterapia: attraverso l’arte il terapeuta può creare un legame con il paziente e il paziente può più facilmente esprimere e comprendere la parte più interiore di sé. In questo contesto l’arte non è sottoposta a giudizio, il terapeuta non ha e non deve avere un metro di valutazione, l’arte non ha dei parametri e non può essere interpretata universalmente, ma attorno ad essa avviene una ricerca del significato che va costruito e/o cercato in un rapporto a due in cui il terapeuta fornisce una nuova visione al paziente. Non è dunque una ricerca del “bello”, dell’estetico, ma del significativo, del comunicativo. Così, l’Arteterapia, con tecniche riconosciute e materiali appropriati, favorisce la conoscenza di sé stessi e delle proprie potenzialità e rende possibile l’integrazione di tutte le risorse di cui la persona dispone per poter vivere meglio. Non si tratta soltanto di malattie ma anche di crescita, evoluzione e cambiamento.

“Attraverso un disegno, un colore si può contattare l’aggressività. Con la musica si può facilitare l’espressione dei sentimenti e con la danzaterapia il corpo è libero di esprimersi con il proprio linguaggio, al di là delle convenzioni. Attraverso il teatro si ha la possibilità di impersonare ruoli nuovi e mettersi nei panni degli altri.” (Fasciani M.R., 2019)

evoluzione arteterapia

Aree di intervento

Area preventiva ed educativa

L’arteterapia utilizzata in contesti di prevenzione e di educazione è vista come uno strumento di promozione di benessere piuttosto che di cura. Parliamo in questo caso di persone che stanno vivendo un periodo particolare della propria vita, di novità, di cambiamento e attraverso le tecniche espressive le si aiuta in questo percorso favorendo una maggiore conoscenza di sé stessi. Il cambiamento può avvenire nei più disparati ambiti della vita: dopo il pensionamento, durante un cambiamento lavorativo, per una crisi coniugale in atto…

Area riabilitativa

L’arteterapia è anche molto utile in casi in cui si lavora con persone con disabilità fisiche o motorie. Che si tratti di bambini, adulti, anziani, con disabilità presenti dalla nascita o da poco subìte, si può praticare l’arte e viverla come un’esperienza ludica nella quale si ha libertà di espressione, esentandosi da giudizi e imparando a vivere ed accettare il proprio corpo invece di subirlo. È fondamentale in questi casi riuscire ad esprimere spontaneamente pensieri e emozioni così come viene, senza costrizioni o convenzioni sociali, in un’ottica terapeutica di accoglienza e comprensione.

Area terapeutica

In questo caso l’arteterapia è uno degli strumenti, e non certamente l’unico, utilizzato dal terapeuta in un più ampio contesto di cura riferito a pazienti portatori di gravi handicap e disturbi psichiatrici. In casi particolarmente importanti, ad esempio di schizofrenia o autismo, l’arteterapeuta affiancato da un’equipe, integra il proprio lavoro con quello di medici, psichiatri, logopedisti, portando spesso a buoni risultati. L’arte, in questi casi più che in altri, è solo uno degli strumenti utilizzati per avvicinarsi al mondo del paziente, con il quale si deve instaurare una relazione terapeuta-paziente che sarà fondamentale per il raggiungimento di cospicui miglioramenti.

Simone Lovreglio

Bibliografia

Giusti E. , Piombo I. (2003), Arteterapie e Counseling espressivo. Ed. Aspic

Naumburg M (1966) , Dynamically oriented art therapy: its principles and practices, Grune & Stratton, New York.

Kramer E. (1977) Arte come terapia nell’infanzia. Ed. La Nuova Italia.

Ulman E. (1961), Art-therapy: problems and definition, in “Bullettin of Art-Therapy”, II, 2.

Warren B. (1995), Arteterapia in educazione e riabilitazione. Arti visive, danza, musica, attività teatrale, racconti, maschere e burattini. Ed. Centro studi Erickson.

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