Mindfulness: cos’è, a cosa serve e come si pratica ogni giorno

burnout musicisti

Hai sentito parlare di mindfulness, ma non sai esattamente cosa sia o da dove iniziare? In questo articolo rispondiamo alle domande più frequenti: cos’è la mindfulness, in cosa si differenzia dalla meditazione, quali benefici offre e quali sono le tecniche per praticarla nella vita quotidiana.


Che cos’è la mindfulness?

La parola mindfulness viene tradotta spesso con “consapevolezza”, ma non nel senso generico di “essere coscienti” o “svegli”. È un tipo di consapevolezza speciale, coltivata con intenzione, rivolta all’esperienza del momento presente e priva di giudizio. Non significa spegnere i pensieri o cercare la calma a tutti i costi, ma imparare ad abitare il presente, osservando ciò che accade dentro e fuori di noi con apertura e curiosità.

La definizione più citata è quella di Jon Kabat-Zinn, biologo molecolare e pioniere della mindfulness in ambito medico: “Mindfulness è il prestare attenzione, in un modo particolare: con intenzione, nel momento presente e in modo non giudicante”.

Questa semplice definizione nasconde in realtà un profondo cambiamento nel modo in cui ci relazioniamo con la vita. In un’epoca in cui siamo spesso in modalità automatica, distratti da mille notifiche, abituati a reagire di impulso o rimuginare sul passato, la mindfulness ci riporta a una qualità dell’attenzione più piena, gentile e presente.

Esempio: se stai bevendo un caffè, portare l’attenzione al suo aroma, al calore della tazza tra le mani, al primo sorso che attraversa la bocca, è un’esperienza di mindfulness. Spesso beviamo il caffè pensando alla riunione dopo o a una discussione della sera prima. Mindfulness è restare con quel sorso, e basta.

Riferimento: Kabat-Zinn, J. (1990). Full Catastrophe Living.


È la stessa cosa della meditazione?

Una delle domande più frequenti è: “ma mindfulness e meditazione sono la stessa cosa?” La risposta è: non proprio, anche se sono strettamente collegate.

La meditazione è una pratica, una tecnica strutturata (spesso da seduti, in silenzio) che può avere tanti scopi: concentrazione, contemplazione, rilassamento, introspezione… La mindfulness, invece, è una qualità dell’attenzione che può essere coltivata con la meditazione ma anche in altri momenti della giornata.

Per esempio, puoi allenare la mindfulness mentre fai una passeggiata, cucini, ascolti una persona o anche durante una performance artistica o sportiva. L’essenza sta nell’essere presenti a ciò che accade, senza giudicare o voler cambiare subito le cose.

Esempio: se stai ascoltando una canzone, puoi notare la melodia, le vibrazioni nel corpo, le emozioni che emergono. Anche questa è mindfulness. Non stai solo ascoltando: stai vivendo l’esperienza.

Fonte: Bishop, S. R., et al. (2004). Mindfulness: A proposed operational definition. Clinical Psychology: Science and Practice.


A cosa serve la mindfulness?

Negli ultimi 20 anni, la mindfulness è stata oggetto di centinaia di studi scientifici. I risultati sono chiari: praticare mindfulness aiuta a ridurre lo stress, l’ansia, la depressione e persino il dolore fisico cronico. Ma non solo: aumenta la capacità di concentrazione, la regolazione emotiva, la qualità del sonno, il benessere relazionale.

È utilizzata in molti ambiti: in psicoterapia, nelle scuole, nello sport ad alto livello, in medicina (oncologia, neurologia, cardiologia), nelle aziende. È alla base di protocolli come l’MBSR (Mindfulness-Based Stress Reduction) e l’MBCT (Mindfulness-Based Cognitive Therapy), che hanno dimostrato efficacia anche in pazienti con disturbi importanti.

Esempio reale: un team di medici dell’Ospedale di San Francisco ha introdotto la mindfulness per il personale sanitario durante la pandemia: ha aiutato a ridurre il burnout e aumentare la resilienza emotiva. Anche aziende come Google e SAP la usano nei programmi di benessere interno.

Fonte: Goyal, M., et al. (2014). Meditation programs for psychological stress and well-being: a systematic review. JAMA Internal Medicine.


Come si pratica la meditazione mindfulness?

La meditazione mindfulness più comune è quella sul respiro. Si esegue seduti, in silenzio, portando attenzione al flusso naturale del respiro. Quando la mente si distrae (perché lo farà, sempre!), la riportiamo gentilmente al respiro.

La pratica non consiste nel “riuscire a non pensare”, ma nell’ accorgersi quando ci distraiamo e tornare al presente con gentilezza. Questa è l’essenza dell’allenamento mentale.

Le pratiche formali possono durare da 3 a 45 minuti. Non servono cuscini speciali o incensi: serve solo la disponibilità a fermarsi, respirare e osservare.

Esempio pratico: siediti su una sedia, poggia i piedi a terra. Chiudi gli occhi. Porta l’attenzione al ritmo del tuo respiro. Se ti distrai, nota dove sei andato e torna al respiro. Fallo per 3 minuti: hai appena meditato. Oppure trova un posto tranquillo e prova a seguire la voce che ti guida.

Fonte: Segal, Z. V., Williams, J. M. G., & Teasdale, J. D. (2013). Mindfulness-Based Cognitive Therapy for Depression.


Quali sono le tecniche più diffuse?

Esistono molte tecniche di mindfulness, da scegliere in base alle preferenze personali o alla situazione. Eccone alcune tra le più conosciute:

1. Body Scan

È una meditazione guidata in cui si porta attenzione, una parte alla volta, alle diverse aree del corpo. Aiuta a sviluppare presenza e rilassamento, ed è utile in caso di stress, insonnia, dolore.

Pratica consigliata: prova questa guida audio di 15-20 minuti prima di andare a dormire.

2. Meditazione seduta

È la forma classica della mindfulness formale. Si focalizza sul respiro, suoni, pensieri o emozioni. Aiuta a osservare i propri stati mentali senza esserne travolti.

3. Camminata consapevole

Si cammina lentamente, notando il contatto dei piedi con il suolo, il movimento delle gambe, il paesaggio. Perfetta per chi fatica a stare fermo.

Esempio: nei ritiri di meditazione si alternano spesso meditazioni sedute e camminate consapevoli.

4. Mindful eating

Mangiare lentamente, assaporando ogni boccone, notando il sapore, la consistenza, il gesto del masticare. Ottimo contro l’alimentazione impulsiva.

Prova: mangia una fetta di mela come se fosse la prima volta nella tua vita.

5. Pratiche informali

Sono i piccoli momenti quotidiani in cui puoi portare mindfulness: mentre ti lavi le mani, quando ti allacci le scarpe, nel tragitto per andare a scuola o lavoro.

Fonte: Baer, R. A. (2003). Mindfulness training as a clinical intervention. Clinical Psychology: Science and Practice.


Conclusione: la mindfulness come stile di vita

Coltivare la mindfulness non significa aggiungere un’altra voce alla lista delle cose da fare. Al contrario: è un invito a rallentare, ad abitare di più il presente e ad avvicinarsi alla propria esperienza con curiosità, gentilezza e accettazione.

Non servono ore di pratica né grandi cambiamenti di vita. Bastano 3-5 minuti al giorno, magari al mattino appena svegli, o prima di dormire, per iniziare a sentire un cambiamento reale. Più che una tecnica, la mindfulness può diventare un modo nuovo di ascoltare, sentire, scegliere.

Un minuto per cominciare: chiudi gli occhi, porta attenzione al respiro. Inspira… espira… sei qui, ora.

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