Hikikomori: significato e cura

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di Luca Rizzi e Edoardo Di Giulio

Hikikomori: sintomi

Hikikomori, in letteratura è molto dibattuto se considerarla una sindrome legata a specifiche dinamiche culturali oppure se annoverarla come quadro psichiatrico. I criteri identificativi più condivisi, mutuati dalle linee guida stilate dal governo giapponese, sono le seguenti condizioni, persistenti per almeno 6 mesi (non determinati da condizioni medico-sanitarie, psicosi o altri disturbi psichiatrici)

I sintomi sono:

  1. Trascorre la maggior parte del giorno, la maggior parte dei giorni a casa
  2. Evitamento di situazioni sociali (scuola, lavoro..)
  3. Evitamento di relazioni sociali (amici, famiglia..)
  4. Disagio e mancanza relativi alla sensazione di isolamento sociale

Contesto famigliare tipico dell’Hikikomori

La configurazione relazionale familiare che viene riportata come tipica in letteratura li vede figli, spesso unici, con padre tendenzialmente assente, molto impegnato professionalmente e lontano da possibilità di condivisione intima e affettiva col figlio, e madre molto dipendente, angosciata per la condizione del figlio, ambivalente nella relazione (arrabbiata e tenerissima), invasiva e pretenziosa di attenzioni, incapace di dargli limiti sicuri, efficacia comunicativa e sostegno emotivo che validi gli insuccessi. La famiglia ha alte aspettative sulla performatività sociale (scolastica o professionale) vissute egodistonicamente, perseguite magari inizialmente sforzandosi di costruire un’identità compiacente il contesto, il cui fallimento o costo eccessivo sfocia poi in una rinuncia globale e in un “suicido sociale”. In questo modo avviene un’inibizione dell’espressione del vero Sé per un falso Sé inefficace o non sostenibile.

Sé Ideale

Molti di questi ragazzi si sono trovati a fare i conti con idee grandiose rispetto al proprio Sé spesso declinato dall’essere figli di famiglie “importati”, con aspettative imponenti, con l’idea di essere dei bambini speciali e hanno avuto grandi difficoltà ad accettare le loro caratteristiche reali, umane e in quanto tali limitate. I questo modo si sviluppa un conflitto interno molto doloroso tra Sé ideale e Sé reale.

Il tipo di società

Diffusamente associato con gli hikikomori è anche il conflitto con la società conformista e consumista, risolto con il ritiro sociale, probabilmente per mancanza di “nicchie sociali” minoritarie con cui sperimentare affiliazione e appartenenza gruppale. Una società che sembra accettare solo alcuni stereotipi di persona, che guarda poco a cosa c’è dentro la persona, i suoi interessi, passioni e valori.

Bullismo e rapporto con i pari

Altre cause sociali di questo disturbo sono identificabili nella traumaticità vissuta nelle relazioni con i pari, si parla di bullismo, in particolare rispetto al corpo, a cui segue facilmente l’abbandono scolastico dopo storie di esclusione o conflitto con i compagni andando verso un ritiro nella socialità virtuale, senza corpo. Quest’ultima parte è molto importate anche per valorizzare da parte della rete contenuti riferibili alla persona che non siano esclusivamente l’apparenza, lasciando spazio ad altre abilità.

In generale, quindi, gli hikikomori hanno difficoltà ad instaurare relazioni di fiducia per i ripetuti fallimenti delle stesse relazioni. Questo è discriminante rispetto ad alcune diagnosi ed è elemento da tenere in considerazione rispetto alle valutazioni sulla terapia.

Indicazioni terapeutiche

La prima cosa da dire al riguardo è che questi ragazzi non chiedono cure, sono i genitori che si muovono in tal senso. L’isolamento è così caratterizzante che il professionista dovrà recarsi a casa, all’interno della famiglia per iniziare a stabilire una relazione con il ragazzo. Una parte importate di questo intervento sarà coinvolgere un corpo che è stato appositamente nascosto. Ricordiamo l’immagine corporea è spesso coinvolta dalla vergogna ad essere negata. Per questo i primi incontri richiederanno una particolare attenzione a questa parte dell’essere umano del ragazzo quanto dal professionista. Lo psicoterapeuta cercherà di togliere più possibili segnali di giudizio legati al tipo di vestito per creare un setting il più possibile libero nel potersi mostrare. Le famiglie che possono permettersi un figlio chiuso in caso facilmente sono benestanti e questo potrebbe facilmente spingere il professionista a presentarsi con abiti eleganti o stereotipizzati che sono gli elementi con cui si stacca la relazione. Per la prima fase della terapia sono consigliati interventi rivolti al corpo che derivano da modelli di psicoterapia corporea (Rizzi, Rizzi e Casetta 2011).

Solo passata la fase di aver ristabilito e sviluppato le capacità relazionali con una salda alleanza di lavoro, si può passare alla fase in cui si riapre l’aumento del repertorio comportamentale all’uscire di casa, a riprendere la suola o un’attività lavorativa. Purtroppo è facile cadere nel confondere questo secondo obiettivo con il primo per soddisfare le richieste familiari, per questo è utile fin dall’inizio chiarire con i familiari questo punto nel contratto terapeutico.

Un ultimo punto da riprendere per puntualizzare il focus dell’intervento è la perdita d’impegno e la poca motivazione di questi ragazzi, che spesso alimenta un continuo giudizio su di loro, la famiglia e la società moderna, questo facilmente distrae tutti coloro che si imbattono in queste situazioni, non aiutando invece i ragazzi a rendere consapevole la vergogna che provano per il loro fallimento. Identificata l’emozione da cui scappano, l’altro lavoro da fare con loro è recuperare i valori della vita che hanno abbandonato per scappare dalla vergogna. Spesso quando si fa questo lavoro ci si trova spaesati, perché ci sono poche risposte alla domanda “che senso vuoi dare alla vita” ed è necessario partire da cose piccolissime come il potersi andare a comprare i biscotti.

Una cosa molto importante da tenere presente per un aggiustare resistenze al trattamento, è la possibilità di coinvolgere la famiglia che molto spesso è altrettanto problematica. Utile è migliorare le strategie di comunicazione tra i diversi membri della famiglia, in modo di ridurre le situazioni conflittuali con altri livelli di rabbia e aggressioni.

 

Bibliografia

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Rizzi, G., Rizzi, L., Casetta, L. (2011) Il Tocco Massaggio Funzionale Integrato. Upsel Domeneghini, Padova

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