COVID-19 e attività sportiva: effetti sulla salute e comportamenti da adottare

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Benefici dell’attività sportiva sull’organismo

Nella letteratura scientifica sono presenti chiare e numerose evidenze a sostegno di come l’attività fisica regolare produca significativi effetti sulla salute, riducendo il rischio di morte prematura per tutte le cause, in particolare quelle cardiocircolatorie in soggetti asintomatici sia maschi che femmine. In particolare, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha stabilito che la quantità minima di esercizio fisico per mantenere o migliorare lo stato di salute corrisponde per i giovani con età dai 5 ai 17 anni ad almeno 60 minuti di attività fisica nella giornata ad intensità moderata-vigorosa. Per gli adulti invece l’OMS consiglia un esercizio di entità lieve-moderata, condotto in media per 150 minuti alla settima.
Gli effetti dell’attività fisica sull’organismo umano sono in relazione alla risposta funzionale immediata e all’adattamento nel tempo in rapporto all’intensità e alla ripetizione dello stimolo. Entrambi questi indici sono collegati al tipo di stimolo e all’impegno dell’apparato neuromuscolare, cardiocircolatorio e metabolico. Si riscontrano inoltre effetti positivi dell’esercizio fisico anche a carico del sistema nervoso centrale e quindi sulla condizione psichica del soggetto, con un miglioramento dell’umore, della sensazione di benessere, controllo dell’ansia e della depressione. Di contro, una recentissima rassegna, che ha esaminato più di venti ricerche sulla quarantena durante le epidemie di SARS, MERS, Ebola e altre malattie, ha documentato gli effetti psicologici negativi legati a situazioni innaturali come la limitazione delle attività all’aperto e la costrizione in spazi chiusi. Si sono riscontrati sintomi del disturbo da stress post-traumatico (PTSD), rabbia, insonnia, angoscia, depressione, disorientamento ed esaurimento emotivo anche in seguito al periodo di quarantena. Tutto ciò con conseguenze negative sulla psiche degli individui, con esacerbazione delle dipendenze e dell’alcolismo, e anche sul sistema immunitario.

Comportamenti da adottare in tempo di coronavirus

Queste evidenze scientifiche devono essere prese in considerazione in questo particolare periodo di emergenza CoViD-19, e a maggior ragione di fronte alla consapevolezza che con questo virus dovremmo convivere a lungo. Il virus che in questi mesi ha causato il lockdown del nostro paese e di tanti altri, è un virus respiratorio il cui contagio avviene tra persone con esposizioni ravvicinate e in ambienti chiusi: famiglia, luoghi di lavoro, case di riposo per anziani e ospedali. Il contagio in luoghi aperti è molto difficile, salvo in presenza di assembramenti.
Il divieto assoluto di attività sportive in luoghi aperti e la chiusura dei parchi ha creato disagio e confusione, generando purtroppo il messaggio sbagliato che chi fa attività motoria va guardato con riprovazione. Al contrario si tratta di persone che attuano comportamenti a tutela della salute propria e della collettività, proteggendosi meglio anche dalle infezioni, alleggerendo così il carico assistenziale per la società.
La pratica di molti sport, individuali soprattutto e all’aria aperta, può e deve essere consentita quanto prima essendo ormai acclarato che il virus non perdura in aria negli spazi aperti. E questo non significa allentare le misure di contenimento, ma al contrario produrre un incremento di protezione della comunità, proprio in un’ottica complessiva di salute e di sanità pubblica. In questo senso, lo sforzo delle istituzioni, dei ministeri dello sport e della salute, delle società scientifiche e delle federazioni sportive deve essere collegiale, univoco ed immediato, al fine di proporre norme e raccomandazioni generali per l’attività sportiva. Innanzitutto ci si deve impegnare nella distinzione tra luoghi dove è possibile praticare attività motoria, non generalizzando più le chiusure di parchi ad esempio, ma studiando e normando con attenzione i diversi contesti: grandi, medi, piccoli parchi; grandi, medie e piccole aree verdi; caratteristiche dei centri sportivi; sede di queste aree. Una volta fatto questo è fondamentale predisporre per i luoghi pubblici dei percorsi distinti tra chi pratica sport e chi semplicemente passeggia, servizi di sorveglianza dedicati all’intero orario diurno, e controlli random, ma ripetuti, presso i vari centri sportivi al fine di verificare il rispetto delle norme assegnate.
Non dovrebbero più essere limitate attività individuali come il jogging o il ciclismo, ampliando da un lato la possibilità di spostamento dalla propria abitazione, dall’altro le distanze da rispettare in caso d’incontro con altre persone, ed essendo tassativi in alcune norme, quali ad esempio evitare di svolgere attività in compagnia, non correre o andare in biciletta sulla scia di altri e comunque mantenendo distanze superiori a 10 metri, al fine di escludere anche la minima possibilità di contagio. Inoltre inizialmente sarebbe anche utile indicare il tempo consentito per svolgere tali attività, in modo da rendere ciascuno consapevole dell’importanza di restare all’aperto in un tempo determinato, permettendo così a tutti di praticare sport all’aria aperta.
Bisogna prendere in considerazione anche le singole attività sportive, tra le quali vi sono sport come quelli equestri, tennis, atletica, golf, sci di fondo che sono stati esageratamente penalizzati e devono trovare una precoce ripresa rispetto agli sport di squadra, che richiedono invece una valutazione maggiormente ponderata ed una, purtroppo, doverosa e inevitabile attesa. Per ciascuno di questi sport devono essere adottate delle raccomandazioni specifiche che si vadano ad aggiungere a quelle generali. Prendiamo come esempio il tennis, in cui il rischio di contagio tra gli atleti che si allenano e si confrontano è praticamente nullo, essendo le distanze previste di gran lunga superiori a quelle critiche scientificamente dimostrate. Si possono dare indicazioni ulteriori come presentarsi sul campo già cambiati presso il proprio domicilio o l’evitare il cambio campo alla fine dei game, l’inserimento presso i circoli sportivi di modifiche degli orari d’accesso ai campi per favorire la riduzione delle possibilità di utilizzo degli spazi comuni come spogliatoi e docce. Questo tipo di approccio potrebbe rendere possibile in questi sport anche la ripresa dell’attività agonistica senza pubblico.
Se, invece, per gli sport di squadra è scientificamente provata la necessità di attendere ancora sino alla completa fine dell’emergenza prima di poter riprendere le attività agonistiche, le sedute di allenamento atletico potrebbero essere riprese adottando regole più rigide e distanze superiori rispetto a quelle raccomandate alla popolazione normale, consentendo ad esempio nella pallavolo, nel calcio e nel basket anche palleggi tra gli atleti.
Infine, è necessario raccomandare o addirittura imporre con ordinanze nazionali l’utilizzo di mascherine in qualsiasi luogo extra-domiciliare per tutta la popolazione, e proporre in tutti gli sport l’utilizzo delle mascherine sportive di protezione, lavabili e dotate di filtri sostituibili. In questo modo si riuscirebbe a ridurre ulteriormente e drasticamente il rischio di contagio a fronte di un ampliamento della possibilità di praticare attività ludiche e sportive all’aria aperta.
E’ da ritenersi di fondamentale importanza la precoce attuazione di quanto proposto, insieme ad una sana pressione sociale su una comunità consapevole in tutti i suoi attori, che deve essere costantemente e correttamente formata e responsabilizzata, rendendosi così pronta ad affrontare le nuove richieste di adattamento che l’emergenza sanitaria in questione le impone.

Valeria Basile

BIBLIOGRAFIA
G.P. Ganzit, G. Regis: Attività ginnico-sportiva: i benefici sulla salute in periodo di emergenza CoViD-19

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