PSICOTERAPIA E FIBROMIALGIA

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fibromialgia psicoterapia

Come si manifesta la fibromialgia?

Fibromialgia è una parola usata per riferirsi ad una condizione fisica caratterizzata da dolore cronico diffuso percepito nei siti muscolo-scheletrici, con una durata maggiore di tre mesi, spesso associato a:

  • disturbi del sonno
  • affaticamento
  • depressione

e, in misura minore:

  • ansia
  • intestino irritabile
  • emicrania

Secondo i dati dell’American College of Rheumatology la fibromialgia è la sindrome reumatica più comune ed ha la peculiarità di comparire principalmente nelle persone di sesso femminile. Nonostante la sua significativa presenza nella popolazione, il riconoscimento della fibromialgia come disturbo clinico distintivo è avvenuto solo nel 1992 quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha ufficialmente codificato la sindrome fibromialgica.

Il dolore fisico è il grande sintomo caratteristico della sindrome fibromialgica ma, tuttavia, rimane ancora sconosciuta la causa scatenante del disturbo. Per tale ragione i risultati delle ricerche scientifiche suggeriscono che a monte dell’insorgenza della fibromialgia vi sia un’eziologia multifattoriale e che quindi ad essere responsabili della riduzione della soglia del dolore siano più elementi, tra cui: l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene disordinato, l’anomalia del tono vagale e l’interazione con i disturbi del sonno.

 La risoluzione completa alla malattia è poco probabile, infatti meno del 50% dei pazienti raggiunge un pieno sollievo sintomatico dall’inizio della malattia, e meno del 30% dei pazienti raggiunge la remissione completa dopo 3 anni dalla prima diagnosi.

 Si tratta di una sindrome complicata da analizzare poiché include non solo il dolore corporeo (riguardante nello specifico i punti dolenti lungo il corpo detti tender point) ma anche quello emotivo. Questo stretto legame, tra la dimensione fisica e quella psicologica, è messo in maggior evidenza dai risultati favorevoli nel miglioramento dei sintomi che si ottengono con l’uso di farmaci antidepressivi e con la pratica psicoterapeutica.

Trattamenti per gestire il dolore

Le attuali alternative di trattamento mirano principalmente a gestire il dolore e a migliorare la qualità della vita. Sono due le principali distinzioni di trattamento:

TRATTAMENTI FARMACOLOGICI TRATTAMENTI ALTERNATIVI E COMPLEMENTARI
I principali trattamenti per la sindrome fibromialgica sono gli interventi farmacologici (con farmaci antidepressivi, antiepilettici e analgesici) e sebbene le strategie farmacologiche migliorino i sintomi del paziente, i loro effetti rimangono limitati e durano per un breve periodo (quasi sei mesi dalla prima assunzione del farmaco); inoltre, tendenzialmente, i pazienti smettono di usare i farmaci a causa degli effetti collaterali che comportano. Le terapie alternative alla farmacologia tipicamente utilizzate per gestire lo stato in cui si trova chi soffre di fibromialgia sono: la terapia cognitivo – comportamentale, la psicoeducazione, l’esercizio fisico e l’assunzione di vitamina D. Mentre le terapie complementari come il tai chi, l’agopuntura o l’idroterapia possono fornire ulteriore attenuazione dei sintomi fisici e psicologici.

Gli studi convergono nell’asserire che il trattamento medico puro non è sufficiente per affrontare le molteplici richieste dei pazienti, e diventa necessario adottare una prospettiva biopsicosociale nel trattamento. Nello specifico, la European League Against Rheumatism (EULAR) ha proposto approcci terapeutici multidisciplinari che includono esercizi fisici, trattamenti farmacologici e psicologici.

La psicoterapia

fibromialgia psicoterapia 2

Per via delle situazioni di comorbidità (ovvero di co-presenza di più patologie o di più diagnosi psicopatologiche nella stessa persona) e delle variabili psicosociali correlate all’insorgenza e al mantenimento della fibromialgia, il trattamento psicologico ha un posto centrale negli interventi multidisciplinari.

Una raccolta di studi, pubblicata nel 2020, sugli effetti benefici del trattamento psicoterapeutico per fibromialgici sostiene che tale percorso aiuta a:

  • diminuire l’intensità del dolore e il senso di affaticamento;
  • migliorare la gestione dello stress emotivo, diminuendo i sintomi depressivi e l’ansia;
  • aumentare il senso di autoefficacia nel paziente;
  • migliorare la capacità di adattamento, incrementando la messa in atto di stili di coping adattivi;
  • personalizzare il dosaggio nell’utilizzo dei farmaci;
  • far sorgere un graduale senso di accettazione del dolore, con annessa diminuzione dell’attitudine alla catastrofizzazione dell’esperienza del dolore stessa;
  • migliorare la qualità della vita.

Nel percorso di trattamento dei disturbi da dolore cronico, come quello fibromialgico, le reazioni cognitive e comportamentali al dolore sono fondamentali perché possono influenzare l’esperienza del dolore stessa.

Gli approcci psicoterapici più efficaci per la gestione della fibromialgia

 Le ricerche sinora svolte evidenziano che l’immaginazione guidata e la CBT (terapia cognitivo-comportamentale) sono gli approcci più efficaci, e comunemente usati, per trattare la fibromialgia.

L’IMMAGINAZIONE GUIDATA

L’immaginazione è stata definita come “una funzione mentale e un’esperienza dal vivo, un processo dinamico, semi reale e psicofisiologico”. Attraverso l’immaginazione, iniziata dal paziente o condotta da un terapeuta, la persona crea e sperimenta una realtà interna, indipendentemente dagli stimoli esterni, con lo scopo di promuovere cambiamenti adattativi in ​​sensazioni, emozioni, pensieri o comportamenti.

L’immaginazione guidata è un approccio promettente, non solo per i risultati a favore disponibili, ma anche per il minimo costo economico dell’intervento che, una volta appreso, il paziente può continuare a praticare in autonomia.

 LA TERAPIA COGNITIVO-COMPORTAMENTALE

Gli interventi della terapia cognitivo-comportamentale, guidano i pazienti a identificare le loro convinzioni distorte che influenzano la gravità dei sintomi e che compromettono i cambiamenti comportamentali e cognitivi, al fine di sostituire tali schemi disfunzionali. La terapia cognitivo-comportamentale, infatti, ritiene che le emozioni negative derivino da idee disfunzionali generate dal sistema di credenze della persona.

Herrero e colleghi, in un loro recente studio, hanno proposto la terapia cognitivo-comportamentale per promuovere emozioni positive, ottenendo aumenti significativi:

  • nello stato generale dell’umore;
  • nelle emozioni positive;
  • nel miglioramento della qualità del sonno;
  • nella motivazione;
  • nell’autoefficacia;
  • senza però ottenere un effetto significativo sul dolore fisico.

Da tale ricerca, la terapia cognitivo-comportamentale risulta essere un trattamento altamente efficace in combinazione con l’allenamento fisico. È da specificare che l’attività fisica svolta come monoterapia non consente di raggiungere medesimi benefici.

IL RUOLO DELLA CONSAPEVOLEZZA

Una ricerca svolta in Italia dall’Università di Torino pone al centro dell’indagine il ruolo della consapevolezza nella riduzione di rabbia, ansia e depressione nei pazienti con fibromialgia.

Che cos’è la consapevolezza?

Esercitare la consapevolezza significa portare la propria completa attenzione alle esperienze attuali, comprese quelle avverse, in modo non giudicante ed esercitando l’accettazione (Kabat-Zinn, 1990).

L’allenamento alla consapevolezza risulta essere un valido approccio per apprendere nuovi modelli non reattivi di risposta al disagio emotivo, attraverso un processo che permette la sperimentazione di pensieri e sentimenti come soggettivi (quindi non assoluti) e transitori (invece che permanenti).

L’intervento di riduzione dello stress basato sulla consapevolezza (MBSR) è stato sviluppato specificamente per aiutare le persone a gestire il dolore e lo stress associato a condizioni a lungo termine.

Interrompendo le risposte automatiche disadattive, la consapevolezza può:

  • prevenire cascate affettive negative, migliorando la gestione degli stati di rabbia interiore ed esteriore (per “interiore” si intende quei vissuti di rabbia che tendiamo a rimuginare dentro di noi e per “esteriore” quelli che, invece, solitamente al di fuori del nostro controllo, vengono espressi sotto forma di attacco);
  • facilitare una maggiore consapevolezza delle fonti affettive positive disponibili;
  • Ottenere benefici, a lungo termine, circa eventuali stati depressivi, stati d’ansia, e nell’espressione nonché nel controllo della rabbia;
  • modulare l’esperienza soggettiva del dolore, migliorando le caratteristiche generali nell’affrontare il disagio nella vita quotidiana;
  • migliorare l’autogestione dei sintomi della fibromialgia;
  • migliorare la regolazione delle emozioni, effetto che poi globalmente si riflette nel modo in cui si vive anche la sindrome fibromialgica.

Suddetti miglioramenti sono particolarmente importanti poiché l’uso di strategie di coping adattive, per affrontare l’espressione e il controllo emotivo, è stato associato a un minore impatto della fibromialgia.

Un esempio di programma di intervento sulla consapevolezza

Un programma di intervento incentrato sull’allenamento della consapevolezza può comprende, ad esempio, sessioni di 2 ore per sette settimane consecutive di:

  • esercizi originariamente utilizzati da Jon Kabat-Zinn;
  • strategie legate alla consapevolezza utilizzate nella terapia di accettazione e impegno (ACT: approccio appartenente della terapia cognitivo-comportamentale di terza ondata);
  • spiegazioni e discussioni delle metafore e degli esercizi applicati, racconti presi dalla filosofia Zen e dalla meditazione Vipassana.

 Tale formazione mira alla rieducazione dei modi di reagire condizionati e automatici” di fronte a pensieri, emozioni e sensazioni. In questo modo, i pazienti “imparano a rompere l’abitudine di lasciare che i loro pensieri, emozioni e sensazioni li controllino”.

Altri studi dimostrano, infatti, che la capacità di esprimere emozioni nei pazienti affetti da fibromialgia è associata a un minore impatto della fibromialgia e che reazioni emotive di rabbia cronica sono disadattive perché portano a interruzioni interpersonali pervasive e attivazione simpatica cronica.

In ultimo, tali risultati sostengono che l’allenamento alla consapevolezza, alterando il modo attraverso cui i processi mentali dei contenuti vengono vissuti, non si limita a ridurre direttamente l’intensità del dolore ma, andando oltre, stabilisce un nuovo stile di gestione del dolore consapevole, capace di accettazione e duraturo.

 

Elide Bonfanti

 

Bibliografia

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Kabat-Zinn Jon “Vivere momento per momento” 1990, TEA editore, anno ultima pubblicazione 2019

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