L’impatto del lutto sulla memoria

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la memoria nel lutto

Il lutto con le sue emozioni

La morte di una persona cara è spesso tra le esperienze più dolorose e dirompenti che un individuo può affrontare nella sua vita. La perdita di questa persona non solo sconvolge le nostre relazioni di attaccamento, ma può anche portare a dei cambiamenti nei ruoli e negli obbiettivi di vita che erano stati prefissati prima di questo avvenimento.

Anche se la maggior parte degli individui in lutto mostra solo un disturbo transitorio nel funzionamento (Bonanno, 2004), un sottoinsieme significativo continua a sperimentare una marcata angoscia e compromissione anni dopo la perdita (Newsom, 2011). Queste persone spesso soffrono di lutto complicato (CG), una sindrome specifica del lutto, caratterizzata da un angoscioso desiderio per il defunto, disperazione per il futuro, ondate di emozioni dolorose e preoccupazione per i ricordi del defunto.

Negli ultimi anni il lutto complicato è stato riconosciuto come distinta e debilitante conseguenza del lutto (Bolen, 2007). Questo può essere classificato come una vera e propria sindrome che è caratterizzata da diversi fattori:

  • persistente desiderio per il defunto
  • difficoltà ad accettare o credere nella perdita
  • amarezza
  • mancanza di fiducia
  • perdita di significato percepito nella vita per almeno 6 mesi dopo la morte.

Almeno il 10-15% delle persone che hanno subito un lutto sviluppano, di conseguenza, il lutto complicato.
La nostalgia per la persona deceduta è tipicamente associata a ricordi dolorosi riferiti a questo affetto scomparso, di conseguenza, è possibile che i ricordi autobiografici del defunto possano essere un fattore alla base del mantenimento del lutto complicato per la persona (Stroebe, 2007).

La memoria nel lutto

La conoscenza autobiografica può essere rappresentata a vari livelli di specificità, compresa la conoscenza semantica sulla propria vita (Es: note della scuola frequentata), rappresentazioni generali di eventi che si verificano ripetutamente (Es: corsi del lunedì pomeriggio) o su un periodo esteso (Es: l’ultimo semestre dell’anno), e i ricordi episodici specifici (Es: cerimonia del diploma di laurea).

Williams e colleghi (2007) hanno proposto tre meccanismi che possono contribuire alla compromissione del ricordo di eventi specifici: Ruminazione, risorse esecutive ridotte, e l’evitamento funzionale. Gli studi su questi meccanismi hanno evidenziato come, sia la ruminazione, che la riduzione delle risorse esecutive, siano implicate nella memoria generale. Il terzo meccanismo, l’evitamento funzionale (o regolazione degli affetti), costituisce, invece, un ostacolo nella ricerca del recupero della memoria allo scopo di evitare i disturbi affettivi derivanti dai ricordi angoscianti. In questo senso, gli individui con depressione, disturbo da stress post traumatico o lutto complicato, possono mostrare una ridotta capacità di generare ricordi episodici specifici come una conseguenza dovuta all’evitamento dell’angoscia associata al ricordo di uno specifico evento negativo o traumatico.

Il ricordo di eventi traumatici spesso è vivido, emotivamente carico, sensoriale e altamente accessibile (McNally, 2003). Inoltre, le persone con lutto complicato tendono a costruire un’identità che è fortemente intrecciata con il defunto, con una maggiore probabilità di richiamare alla memoria i ricordi che sono coerenti con questo “sé” e legati alla persona persa. Questa modalità tenderà a focalizzare la loro attenzione verso l’assenza della persona, scatenando così desiderio e angoscia.

Conway e Pleydell-Pearce (2004) propongono un modello di sistema di auto-memoria in cui il recupero di specifiche informazioni autobiografiche è direttamente influenzato dalle rappresentazioni e dagli obiettivi di . Secondo questo modello, i ricordi che sono coerenti con le proprie auto-rappresentazioni hanno più probabilità di essere richiamati rispetto a quelle incoerenti.

Studi sulla memoria nel lutto

Diversi sono gli studi che hanno trovato una relazione tra l’identità del sé, gli obiettivi e i ricordi personali delle persone che hanno subito un lutto (Sutherland & Bryant, 2005).
Secondo il modello di Conwat e Pleydell-Pearce (2000), gli individui con lutto complicato dovrebbero avere più ricordi autodefiniti che coinvolgono il defunto rispetto alle persone che presentano anch’essi una situazione di lutto ma non essendo questo complicato.
Sempre secondo questo modello, dovremmo aspettarci che gli individui in lutto forniscano meno ricordi autodefiniti e ricordi che si riferiscono al defunto rispetto alle persone che presentano una situazione di lutto complicato.

Tuttavia, c’è una crescente evidenza di come persone con la capacità di percepire dei benefici nelle avversità, incluse le situazioni di lutto, tenderebbero a mostrare un recupero migliore (Helgeson, Reynolds, & Tomich, 2006), identificando una particolare sequenza nelle narrazioni di memoria relative alla ricerca di benefici, associate a un migliore adattamento. In questo procedimento avviene una trasformazione da una scena avversa e affettivamente negativa (ad esempio, una malattia che minaccia la vita) a una successiva scena di vita affettivamente positiva (ad esempio, vedersi come una persona più forte grazie all’esperienza passata).

Inoltre, in uno studio di (Maccallum & Bryant, 2008), i partecipanti con lutto complicato hanno riferito un numero maggiore di ricordi autodefiniti legati al defunto. Sembra che gli individui che sperimentano questa tipologia di lutto percepiscano la loro identità come più fortemente influenzata da quella del loro defunto amato rispetto agli individui che sperimentano una forma di lutto non complicato.

La scoperta di come gli individui con lutto complicato vedano la loro identità come più strettamente legata al defunto, rispetto agli individui senza, è coerente con le teorie dell’attaccamento basate sul lutto (Es: Bowlby, 1980). Le teorie dell’attaccamento sostengono che gli individui più vulnerabili alle problematiche legate al lutto sono quelli che sono più legati psicologicamente al defunto, cioè, coloro che dipendono dalla figura di attaccamento per il loro senso di sicurezza emotiva e si valutano come incapaci di far fronte alla vita senza la presenza di quella persona (Field & Sundin, 2001; Fraley & Bonanno, 2004).

La memoria nell’elaborazione del lutto da cancro

La perdita di una persona significativa in seguito ad un cancro porta l’individuo in lutto a un serie di stress emotivi, pratici, sociali e collegati alla salute fisica. Nonostante alcuni riescano a gestire bene la perdita, riuscendo a adattarsi a questa (Remedios, & Clarke, 2014), altri continueranno a sperimentare sintomi negativi legati al lutto e alla salute mentale, questi sono stati concettualizzati come disturbo da lutto prolungato (PGD) o disturbo da lutto complesso persistente (PCBD).

I sintomi di questi disturbi derivano, probabilmente, da una mancata integrazione delle informazioni sulla perdita nella base di memoria autobiografica (Maccallum & Bryant, 2013) o nella memoria a lungo termine (Shear, 2007).

Shear e colleghi (2007) hanno ipotizzato che i sintomi del lutto nascano come risultato di una mancata corrispondenza tra la realtà della morte e la rappresentazione mentale di una figura di attaccamento come emotivamente e prossimalmente disponibile. Boelen e colleghi (2006) suggeriscono, in modo simile, come questi sintomi derivino da una mancata integrazione della realtà della perdita nella rappresentazione mentale esistente della persona, del suo sé e del mondo.

 

Rita Francesca Ceravolo

 

Maccallum, Bryant, 2008. Self-defining memories in complicated grief. Behaviour Research and Therapy, 46.

Robinaugh, McNally, 2013. Remembering the Past and Envisioning the Future in Bereaved Adults With and Without Complicated Grief. Clinical Psychological Science, 1 (3), 290-300.

Smith, Rankin, Ehlers, 2020. A qualitative analysis of loss-related memories after cancer loss: a comparison of bereaved people with and without prolonged grief disorder. European Journal of Psychotraumatology, 11:1.

 

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