ANSIA SOCIALE: 4 COSE DA SAPERE

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ansia sociale

 

L’espressione “ho l’ansia”, “sono ansioso”, “l’ansia mi blocca” e tante altre ancora sono ormai all’ordine del giorno. E probabilmente questo termine viene utilizzato nel gergo comune in maniera erronea, allontanandosi da quello che è il suo vero significato o non essendo realmente consci di quello che realmente accade a chi sperimenta un qualche tipo di ansia.

È stato sempre più riconosciuto che l’ansia e i disturbi d’ansia (ad es. agorafobia con attacchi di panico, disturbo di panico, disturbo ossessivo-compulsivo, fobie)  sono condizioni altamente prevalenti che costituiscono un importante problema di salute pubblica.

Proviamo quindi a fare un po’ di chiarezza su questo termine e su quello che causa a chi vive in questo stato, prendendo in esame un ambito specifico, quello dell’ansia sociale.

1. Definizione di ansia sociale

La maggior parte degli individui ammetterà di riconoscere un elemento di ansia anticipatoria in occasioni specifiche, ad esempio prima di tenere un discorso o suonare uno strumento musicale, prima di un evento importante. Questo può essere definito come “normale” disagio sociale. Quando si parla invece di disturbo d’ansia sociale ci si riferisce all’eccessiva paura, nutrita da alcune persone, che le loro prestazioni o l’interazione sociale siano considerate inadeguate, al punto da causare loro imbarazzo o umiliazione. La stessa anticipazione di queste situazioni, ritenute imbarazzanti, è vissuta dal soggetto con disagio o paura.

Come già indicato precedentemente nel 2000 da Den Boer si possono distinguere due sottotipi di disturbo d’ansia sociale:

  • non generalizzato che coinvolge una o due situazioni sociali o prestazionali come parlare in pubblico
  • generalizzato gli individui temono una moltitudine di situazioni sociali e di performance come ad esempio: conversare o parlare in piccoli gruppi sociali, parlare con estranei o incontrare nuove persone (in particolare coloro che hanno autorità) e mangiare in luoghi pubblici.
2. Cosa vuol dire provare ansia sociale?

Alla base del disturbo vi è la paura di un giudizio negativo divenuta così pervasiva da impedire all’individuo una normale interazione nel suo ambiente sociale e relazionale. I sintomi che quindi si sperimentano, quando anticipiamo o ci troviamo in una situazione sociale stressante, saranno ad esempio palpitazioni, tremori, vertigini, nausea e sudorazione. Le persone che soffrono di ansia sociale possono mostrare una postura del corpo eccessivamente rigida, un contatto visivo inadeguato e parlare a voce molto bassa (DSM V, 2018).

Ne conviene che gli individui socialmente ansiosi:

  • risultino più preoccupati di essere valutati dagli altri
  • siano timidi o ritirati, meno aperti nelle conversazioni e rivelino poco di sé stessi
  • appaiano più desiderosi di evitare la disapprovazione
  • si aspettino di essere valutati in modo più negativo rispetto agli individui non ansiosi

 

ansia

3. Come influisce l’ansia sociale sulla vita di tutti i giorni?

Abbiamo appurato che la fobia sociale (FS), anche nota come disturbo d’ansia sociale (DAS), è una condizione caratterizzata da una paura marcata, irrazionale e persistente di essere giudicati o valutati negativamente dagli altri e dal timore di apparire goffi o ridicoli per quello che si fa o che si dice, o semplicemente perché visti in preda all’ansia.

Questa paura può riguardare molti tipi di interazioni interpersonali e situazioni sociali in cui vi sia la possibilità di essere giudicati o nelle quali si debba affrontare una performance pubblica. (Pietrini, Lelli, Lo Sauro e Faravelli 2009).

L’evitare le situazioni sociali può causare problemi a livello: lavorativo, relazionale e al normale funzionamento dei pazienti. Infatti, si è notato che molte persone con ansia sociale sono single, divorziate o separate.

Mentre per le donne c’è il forte rischio che si ritrovino a vivere una vita da casalinghe o madri anche di fronte alla necessità di lavorare fuori casa, gli uomini potrebbero ritardare il momento del matrimonio e di avere una famiglia (DSM-V, 2018). Uno studio ha infatti osservato che rispetto agli uomini non ansiosi, gli uomini socialmente ansiosi riportano immediatamente più affermazioni di sé negative e auto-svalutazioni prima di un’interazione con una persona sconosciuta da cui sono attratti. Negli adulti più anziani l’ansia sociale può portare ad una compromissione dei doveri di accudimento, delle attività volontarie e delle attività ricreative.

Può spingere gli adolescenti e giovani adulti ad isolarsi e ad evitare le interazioni e relazioni sociali per periodi lunghi. Questa situazione di isolamento se persiste e si aggrava, tanto da spingere il soggetto a vivere solo all’interno delle proprie mura domestiche e ad avere interazioni minime con i famigliari, può sfociare secondariamente nella sindrome di Hikikomori.

Inoltre le persone che soffro di questo disturbo possono avere un livello di istruzione e una condizione socio-economica inferiore. Infatti, in uno studio epidemiologico, oltre il 50% dei pazienti con disturbo d’ansia sociale non ha completato la scuola secondaria, più del 70% era nei due quartili più bassi in termini di stato socioeconomico e circa il 22% stava ricevendo pagamenti assistenziali, suggerendo che non erano in grado di lavorare.

I soggetti che hanno riportato una più elevata ansia sociale sono risultati avere anche maggiori difficoltà nell’accettare le proprie emozioni negative. Si trovano più limitati nel concentrarsi su obiettivi specifici e controllare il proprio comportamento quando sperimentano queste emozioni; hanno più difficoltà ad avere una chiara comprensione della natura delle proprie risposte emotive e un accesso limitato a strategie adattive di regolazione delle emozioni. Questo porta la persona a credere che si possa fare poco per gestirle efficacemente. (Contardi, Farina, Fabbricatore, Tamburello, Scapellato, Penzo, Innamorati 2013).

4. Curiosità
  • Le persone con ansia sociale tendono a sopprimere l’espressione non solo dell’ansia, ma anche delle emozioni in generale, che vedono come segno di debolezza. Esse credono che la soppressione espressiva sia la via più saggia. Questa può essere considerata un comportamento di sicurezza, infatti una reazione di rabbia incontrollata avrebbe come conseguenza una valutazione negativa verso la persona che ha avuto tale reazione. Ma questa visone e gestione dell’ansia, da parte dei soggetti, sembra essere erronea in quanto i comportamenti di sicurezza risultano essere un ostacolo al superamento della problematica. Essi provocano risultati negativi anzichè positivi, in quanto possono ostacolare la capacità della persona di confrontare realisticamente la rappresentazione mentale del sé visto da fuori (Turner, Beidel e Larkin 1986).
  • Per quanto riguarda l’empatia, coloro che soffrono di ansia sociale non sembrano distinguersi per la loro capacità di adottare il punto di vista di un’altra persona. In risposta al disagio sperimentato da altri esprimono il proprio disagio personale. Secondo Eisenberg e Fabes (28), le persone che sperimentano le loro emozioni come troppo intense sono più predisposte a esprimere disagio personale, a causa della loro tendenza a sentirsi eccessivamente stimolate quando gli è richiesto di empatizzare con altre persone. In tale situazione le interazioni interpersonali possono essere temute non solo per paura del giudizio negativo, ma anche perché la richiesta di risposte empatiche da parte degli altri può causare una sovra-stimolazione (Contardi, Farina, Fabbricatore, Tamburello, Scapellato, Penzo, Innamorati 2013).

Dott.ssa Giulia Bacelle

 

BIBLIOGRAFIA

Contardi A, Benedetto Farina, Fabbricatore M, Tamburello S., Scapellato P., Penzo I, Tamburello I., Innamorati M. (2013). Difficulties in emotion regulation and personal distress in young adults
with social anxiety
. Riv Psichiatr 2013;48(2):155-161, doi 10.1708/1272.14040

Craske M.G., Waters A.M. (2005). Panic disorder, phobias, and generalized anxiety disorder. Annu. Rev. Clin. Psychol. 2005. 1:197–225, doi: 10.1146/annurev.clinpsy.1.102803.143857.

Den Boer J. (2000). Social Anxiety Disorder/Social Phobia: Epidemiology, Diagnosis, Neurobiology, and Treatment. Comprehensive Psychiatry, Vol. 41, No. 6 (November/December), 2000: pp 405-415

Goldfried M.R., Padawer W., Robins C. (1984). Social Anxiety and the Semantic Structure of Heterosocial Interactions. Journal of Abnormal Psychology 1984. Vol 93. No 1. 87-97

Morrison A.S., Heimberg R.G. (2013). Social Anxiety and Social Anxiety Disorder. Annu. Rev. Clin. Psychol. 2013. 9:249–74, doi: 10.1146/annurev-clinpsy-050212-185631.

Pietrini F., Lelli L., Lo Sauro C., Faravelli C., (2009). Epidemiology of social phobia. Rivista di psichiatria, 2009, 44, 4

Turner S. M., Beidel D. C., Larkin K.T. (1986). Situational Determinants of Social Anxiety in Clinic and Nonclinic Samples: Physiological and Cognitive Correlates. Journal or Consulting and Clinical Psychology 1986, Vol. J4, No. 4, 523-527

Trower P., Gilbert P. (1989). New theoretical conceptions of social anxiety and social phobia. Clinical Psychology Review, Vol. 9, pp. 19-35, 1989.

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