1. Quanto pensi che il tuo profilo social rispecchi la tua immagine reale?
In questo articolo cercheremo di fare chiarezza sul rapporto tra quelli che chiamiamo il Sé Reale e Sé Virtuale, di capire l’effetto di questo rapporto sul benessere psicologico e vi forniremo degli spunti pratici per un utilizzo più consapevole, piacevole e sano dei social media.
“In quale foto sono venuta meglio? Qui sono più bella.. potrei postare questa. O magari quest’altra, sono venuta molto bene. Fammi vedere un po’ i filtri che posso mettere.. mmm.. okay ci siamo, con questo filtro qua riceverò sicuramente un sacco di like! Aspetta adesso però cosa ci scrivo nella didascalia.. la lascio vuota come fosse una foto spontanea oppure..”
Leggere questi pensieri fa quasi sorridere, vero? Eppure quante volte ti sei ritrovata/o in questa situazione? Quanto tempo impieghi per scegliere una foto da postare? Vi applichi dei filtri di bellezza? Cerchi di ottenere un effetto specifico con le tue didascalie? Quando pubblichi foto, video, post.. stai raccontando chi sei veramente o chi vorresti essere agli occhi degli altri?
Ma allora, c’è differenza tra chi siamo davvero e cosa scegliamo di mostrare online? Se sì, quanta? E che effetti può avere questa differenza sul nostro rapporto con noi stessi e con gli altri?
2. Tre concetti per riflettere: Sé Reale, Sé Ideale e Sé Normativo
Parlare di identità nel 2025 significa considerare almeno due aspetti: chi siamo nella vita di tutti i giorni e chi scegliamo di essere online, rispettivamente il Sé Reale e Sé Virtuale. I social media, come Instagram e TikTok, permettono ai loro utenti infinite possibilità di espressione della propria immagine digitale. Tuttavia, se queste possibilità vengono scambiate con l’illusione del pieno controllo sulla propria identità, allora si corre il rischio di un pericoloso allontanamento inconsapevole dalla propria autenticità.
Infatti, secondo la Teoria delle discrepanze del Sé di Higgins (1987) il nostro equilibrio psicologico e identitario è determinato dal rapporto tra il Sé Reale, il Sé Ideale e il Sé Normativo. Il Sé Reale riguarda come ci percepiamo davvero mentre il Sé Ideale riguarda l’immagine di noi a cui ambiamo, che possiamo considerare come più o meno vicina al Sé Reale. Il Sé Normativo, ancora, si riferisce a come pensiamo che dovremmo essere in base alle aspettative sociali.
Nel momento in cui non accettiamo, giudichiamo o critichiamo ciò che siamo e proviamo allora è molto probabile che la distanza tra il Sé Reale e il Sé Ideale si amplifichi o venga maggiormente vissuta con colpa, tristezza insoddisfazione. Se, oltre a ciò, diamo anche molta importanza al giudizio altrui nel considerare il nostro valore, allora il Sé Normativo può invadere lo spazio del Sé Ideale, andando quasi a sostituirlo. Questo può ulteriormente allontanare il Sé Reale dal Sé Ideale-Normativo o far percepire questa distanza con un vissuto di ansia e vergogna.
Ma che rapporto c’è tra Sé Ideale-Normativo e Sé Virtuale?
3. Il funzionamento dei social media e il Sé Virtuale
La potenziale problematicità dei social media sta nel fatto che rendono molto più saliente sia il confronto sociale verso l’alto con gli altri che le loro aspettative immaginate su di noi. La maggior salienza data a questi due aspetti è dovuta proprio a come funzionano i social media stessi.
3.1. Confronto sociale e chiarezza del concetto di Sé
Iniziamo col confronto sociale verso l’alto con gli altri. I contenuti nel mondo social, infatti, riguardano prevalentemente gli aspetti della vita più positivi, desiderabili e legati al successo. Al contrario, quelli considerati negativi o legati alla vulnerabilità vengono perlopiù rimossi, a meno che non vengano condivisi ma solo in quanto “strategici”. Questo fenomeno contribuisce alla costruzione di un mondo online ideale e perfetto a cui veniamo costantemente esposti quando scrolliamo il feed. Non possiamo far altro che confrontare il nostro Sé Reale con questo Sé Virtuale.
Anche se sappiamo che si tratta di un mondo impossibile, il nostro Sé Ideale viene comunque influenzato implicitamente da questa esposizione, e di conseguenza l’esito di questo confronto non può che essere negativo. L’insoddisfazione che ne deriva può indurre le persone a sforzarsi di adeguare il proprio profilo social a quel mondo perfetto, rincorrendo esperienze da postare e ideali corporei da esibire. In questo modo, il loro Sé Ideale si espande e diventa l’unico aspetto della loro identità che inseriscono nel Sé Virtuale, a discapito del Sé Reale che viene messo in secondo piano. Questo può innescare un circolo vizioso che non fa altro che continuare a nutrire il Sé Ideale e generare sofferenza.
A questo proposito, Niu e colleghi (2024) hanno evidenziato che l’invidia e una scarsa chiarezza del concetto di Sé sono due fattori che mediano la relazione tra confronto sociale e malessere psicologico. Per chiarezza del concetto di Sé (Self-Concept Clarity) si intende la misura in cui le persone pensano al proprio Sé in modo chiaro, definito, coerente e costante. E’ chiaro che se la propria identità non è frutto di un’accettazione e valorizzazione del Sé Reale, ma si trova continuamente in conflitto per aspirare ad un Sé Ideale e/o Normativo, allora non si sa bene chi si è.
In altre parole, quando siamo esposti al confronto sociale, il dolore e l’insoddisfazione che proviamo sono dovuti al non sapere chi si è veramente e al sentimento di invidia provato verso l’altro percepito come migliore. In un certo senso, si potrebbe dire che l’invidia sia proprio generata da un distacco dal proprio Sé Reale, in quanto se mi accetto e mi voglio bene per come sono non proverò invidia nei confronti dell’altro. Se ci si pensa bene, è su questo che si basa il rapporto tra Sé Reale e Sé Virtuale: la costruzione di un Sé Ideale a cui ambire in modo rigido è proprio una compensazione della non accettazione del Sé Reale.
3.2. Aspettative degli altri, Sé normativo e sé virtuale
Come dicevamo, il funzionamento intrinseco dei social media, oltre ad amplificare il confronto sociale, rende anche più presenti a livello psicologico le aspettative che immaginiamo gli altri abbiano su di noi. Questo è dovuto al fatto che, come dice la parola stessa “social”, nell’online non siamo mai da soli. Anzi, una delle sue funzioni principali è da sempre quella di connettere le persone laddove prima, offline, questa connessione non esisteva. Questo meccanismo può andare a rinforzare il Sé Normativo che, unitamente al rinforzo del Sé ideale visto sopra, non può far altro che saturare il Sé Virtuale.
In altre parole: i contenuti dei nostri profili social mostrano solo ciò che di noi consideriamo desiderabile, che dipende quasi del tutto da quello che gli altri e il mondo perfetto di cui fanno parte si aspettano da noi. E quindi vogliamo essere quel Sé Virtuale perfetto come è perfetto il Sé Virtuale degli altri. Miliardi di criceti si apprestano a correre dentro la ruota del proprio Sé Virtuale perfetto all’interno di uno spazio ineffabile, i cui effetti sono però assolutamente reali e tangibili.
3.3. Il peso dei social… se male utilizzati
Costruire un’immagine di sé eccessivamente curata, online e offline, può diventare una vera e propria performance quotidiana. Ogni gesto, ogni contenuto, diventa una scelta strategica finalizzata a mantenere un certo standard. Con il tempo, questo processo può trasformarsi in una vera e propria routine di mascheramento, che riduce la spontaneità e aumenta il senso di alienazione. Invece di chiedersi “chi sono?”, ci si abitua a chiedersi “come apparirò oggi?”.
E’ come indossare ogni giorno un vestito tanto bello quanto stretto: magari fa bella figura, ma a fine giornata… che fatica respirare. E nel lungo periodo il disagio si accumula, cresce. Si inizia ad avvertire sempre più stanchezza emotiva e un senso di estraneità rispetto sia a ciò che si comunica che al rapporto con gli altri. Per costruire relazioni vere, intime e appaganti bisogna mettersi in relazione come persone intere, non come maschere. Ecco come vivere inseguendo un Sé Ideale e/o Normativo non può far altro che generare un penoso senso di solitudine. In certi casi, si può persino perdere il contatto con i propri bisogni reali, sostituiti dai bisogni che il proprio pubblico digitale interiorizzato vuole che rincorriamo. La censura non è più esterna e dall’alto, ma un’autocensura interna estremamente più subdola.
Ma allora cosa ne facciamo dei social? Come li possiamo utilizzare?
Avevamo parlato dell’importanza dell’uso consapevole dei social media anche in questo articolo sulla Body Neutrality, se vuoi approfondire! (Lo trovi qui)
Ritrovare chiarezza, dentro e fuori lo schermo
Al contrario di quanto detto prima, uno studio di Wong e Hamza (2024) ha evidenziato come le persone che si mostrano in maniera autentica sui social media abbiano una maggiore chiarezza del concetto di Sé e un benessere psicologico più stabile. Le due cose si rinforzano a vicenda: quanto più c’è un allineamento tra Sé Reale e Sé Virtuale, tanto più vediamo un’espressione autentica (sia online che offline) e un conseguente senso di benessere, così come un’espressione autentica del Sé accompagnata da benessere rinforza l’allineamento col Sé Reale.
Alla luce di tutto ciò, è chiaro che sapere bene chi siamo ci aiuta a utilizzare consapevolmente i social media. Questo significa sia utilizzarli per esprimere la propria autentica essenza che sapere quando non postare o non utilizzarli proprio. Il silenzio digitale può essere un atto di autenticità che mira a proteggere la propria privacy e la propria identità. La consapevolezza di sé riduce il bisogno di conferme esterne e ci rende più liberi nella scelta di come, quando e se raccontarci. E, cosa forse più importante, ci protegge dal rischio di perderci nell’immagine che proiettiamo.
Essere autentici online non significa condividere tutto o mostrarsi vulnerabili in ogni post. Significa semplicemente non sentirsi intrappolati in un personaggio. Vuol dire poter scegliere, ogni volta, se quel contenuto ci rappresenta oppure no. Vuol dire sentire che c’è una continuità tra chi siamo quando spegniamo lo schermo e chi siamo quando lo accendiamo. Oltre a ciò, scegliere di distaccarsi per un intervallo di tempo definito dall’esposizione al mondo social è un atto di cura e protezione di sé.
E ora forse ti starai chiedendo “come posso aiutare i miei pazienti a percepire più chiaramente chi sono davvero?”. Oppure “ma come faccio a sviluppare una maggior chiarezza di chi sono per usare meglio i social?”
La risposta a queste domande coinvolge sia interventi più strutturati che piccole azioni che tutti possono fare nel quotidiano.
4. Mindfulness e ACT per un uso consapevole dei Social Media
Interventi psicologici mirati possono aiutare a ridurre la discrepanza tra il Sé Reale e il Sé Ideale amplificata dall’uso dei social media.
Come mostrato da Hooper e colleghi (2024), una breve sessione di meditazione mindfulness può migliorare sia l’apprezzamento del proprio corpo e che l’umore, contrastando gli effetti negativi derivanti dall’esposizione a contenuti social idealizzati. Inoltre, le abilità di mindfulness sono in grado di promuovere una maggiore autostima andando ad agire direttamente proprio sulla chiarezza del concetto di Sé (Stenhaug & Solem, 2023).
All’interno dell’Acceptance and Commitment Therapy (ACT), un approccio alla psicoterapia basato sull’accettazione e sull’impegno ad agire in base ai propri valori, le abilità di mindfulness sono ritenute fondamentali per accrescere la flessibilità psicologica delle persone. Per flessibilità psicologica si intende la capacità di vivere pienamente, con accettazione e senza giudizio tutte le esperienze, sia interne – pensieri ed emozioni – che esterne. Come si può notare, è presente una certa sovrapposizione tra i due costrutti di chiarezza del concetto di Sé e flessibilità psicologica, tanto da poter ipotizzare che uno possa essere quasi l’effetto dell’altro.
Dunque, interventi strutturati basati sulla mindfulness e sull’ACT vogliono sia disincentivare l’inseguimento di un’immagine di sé idealizzata e inarrivabile, sia promuovere una piena accettazione di sé stessi in tutta la propria complessità. Il fine ultimo è il benessere. Se ti interessa, potresti frequentare uno dei nostri Corsi ECM sulla Mindfulness! Trovi qui ulteriori approfondimenti e i prossimi incontri.
Oltre a questi interventi formali, perché non attuare anche qualche piccolo suggerimento pratico per ottenere i benefici visti sopra?
5. Consigli per non perdersi tra i like e avvicinarsi al nostro Sé Reale
- Promuovi la coerenza tra Sé Reale e Sé Virtuale: cerca di postare contenuti che ti rappresentano davvero. Chiediti: “Mi sento rappresentato/a da ciò che sto postando?”
- Pubblica per esprimerti, non per compiacere.
- Evita confronti ossessivi: ricordati che ciò che vedi è solo una parte (filtrata) della vita degli altri. Il Sé Reale e Sé Virtuale possono essere molto diversi.
- Allena la tua “chiarezza del concetto di Sé”: prenditi tempo per riflettere su chi sei, su ciò che ti piace, sui tuoi valori e sulle tue emozioni.
- Ascolta ciò di cui hai bisogno davvero e prenditi cura di te. Lascia andare i giudizi su te stesso/a. Quindi valida e accetta ogni parte della tua persona. Perché ricorda: ognuno è unico a modo suo.
- Fai detox digitale periodico: disconnettersi dall’online e dal proprio Sé Virtuale aiuta a riconnettersi con sé stessi e il proprio Sé Reale.
- Cerca spazi online più autentici: gruppi chiusi, community sicure o semplici messaggi vocali possono ridurre la pressione dell’apparenza.
- Coltiva anche relazioni offline, dove non serve apparire.
Conclusione
I social media possono essere strumenti potenti di connessione e creatività, ma anche specchi deformanti. Il punto non è eliminare i social, ma imparare a usarli in modo consapevole, senza perdere di vista chi siamo.
Preferisci accettare ciò che sei per cambiare il mondo o cambiare ciò che sei per farti accettare dal mondo? E’ importante chiederti “Come appaio?” o “Mi riconosco in ciò che sto mostrando?”. Se la risposta a quest’ultima domanda è sì, allora stai già facendo un uso sano e autentico del tuo spazio digitale.
Bibliografia
Higgins, E. T. (1987). Self-discrepancy: a theory relating self and affect. Psychological review, 94(3), 319.
Hooper, R., Guest, E., Ramsey-Wade, C., & Slater, A. (2024). A brief mindfulness meditation can ameliorate the effects of exposure to idealised social media images on self-esteem, mood,
and body appreciation in young women: an online randomised controlled experiment. Body Image, 49, 101702.
Niu, X., Gou, L. X., Han, Y., Zhou, X., & Wang, J. L. (2024). Self‐concept clarity and envy as mediators between upward social comparison on social networking sites and subjective well‐ being. British Journal of Developmental Psychology.
Stenhaug, A., & Solem, S. (2024). The path from mindfulness to self-esteem: self-concept clarity and cognitive flexibility as mediators. Current Psychology, 43(10), 8636-8643.
Wong, T. K., & Hamza, C. A. (2024). Online Self-Presentation, Self-Concept Clarity, and Depressive Symptoms: A Within-Person Examination. Journal of Youth and Adolescence, 1- 17.